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Neuropsicologia e riabilitazione cognitiva

Febbraio 12, 2025

Neuropsicologia clinica, valutazione e riabilitazione neuropsicologica. Facciamo chiarezza!

La neuropsicologia clinica si colloca all’intersezione tra neurologia e psicologia. Si occupa di studiare l’influenza che le lesioni cerebrali, le malattie neurologiche o i disturbi psichiatrici possono avere sul comportamento e sulle funzioni cognitive, come la memoria, il linguaggio, l’attenzione, le funzioni esecutive (come la pianificazione e la presa di decisioni) e la percezione. La neuropsicologia clinica, quindi, non si limita a esaminare i disturbi cognitivi, ma cerca di capire come questi si manifestano in relazione a specifiche aree del cervello. Ad esempio, se una persona ha difficoltà a parlare o a comprendere un testo scritto, un neuropsicologo potrebbe sospettare un danno a una specifica zona cerebrale, come quella coinvolta nel linguaggio (area di Broca o area di Wernicke). La neuropsicologia clinica è cruciale per diagnosticare e trattare condizioni che vanno da danni cerebrali traumatici a malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer, passando per disturbi legati a ictus, tumori cerebrali o infezioni.

La valutazione neuropsicologica è un processo sistematico e mirato che consente di identificare e quantificare i deficit cognitivi, comprendendo anche le cause sottostanti di tali difficoltà. Per farlo, il neuropsicologo utilizza una serie di test specifici che misurano diverse funzioni cognitive.

Test più comuni

Test di memoria: per valutare la memoria a breve e lungo termine. Un esempio potrebbe essere il test di “Word List Recall”, in cui al paziente vengono presentate delle parole da ricordare, per poi verificare se riesce a recuperarle dopo un breve intervallo.

Test di attenzione e concentrazione: come il test di Stroop, che misura la capacità di ignorare distrazioni e focalizzarsi su compiti specifici.

Test di linguaggio: per valutare sia la comprensione che l’espressione verbale. Uno dei test più comuni è il “Boston Naming Test”, che chiede al paziente di nominare oggetti mostrati in immagini.

Test di funzioni esecutive: che valutano capacità come la pianificazione, il problem solving e il controllo inibitorio. Un esempio è il “Trail Making Test”, che misura la capacità di passare rapidamente da una sequenza all’altra (ad esempio, alternando lettere e numeri).

Questo tipo di valutazione permette non solo di comprendere quali abilità cognitive siano compromesse, ma anche di localizzare il danno nel cervello (se c’è) e di determinare la gravità dei deficit.

La riabilitazione neuropsicologica è il trattamento che segue la valutazione e ha l’obiettivo di migliorare le funzioni cognitive compromesse o di insegnare strategie per far fronte alle difficoltà. A differenza di altre forme di riabilitazione, come la fisioterapia, che si concentra sul recupero motorio, la riabilitazione neuropsicologica si concentra sulle funzioni cerebrali più sottili e complesse. Un aspetto importante della riabilitazione neuropsicologica è che essa non mira solo al recupero “puro” delle abilità cognitive, ma si concentra anche sull’adattamento. Quando il recupero completo non è possibile, il neuropsicologo lavora con il paziente per sviluppare strategie compensative che gli permettano di vivere in modo indipendente nonostante le difficoltà cognitive.

 

Alcuni esempi di casi clinici

  1. Caso di demenza precoce: Un uomo di 58 anni sviluppa una forma di demenza che gli causa difficoltà a ricordare eventi recenti e a riconoscere volti familiari. La valutazione neuropsicologica evidenzia un calo significativo della memoria episodica e della capacità di orientamento temporale. La riabilitazione neuropsicologica mira a rallentare il declino, utilizzando tecniche per rinforzare la memoria a lungo termine, come l’allenamento mnemonico o l’uso di appunti. Inoltre, vengono introdotte strategie per migliorare la gestione della routine quotidiana, come l’utilizzo di una “agenda digitale” per ricordare appuntamenti e attività.

 

  1. Caso di lesione cerebrale post-ictus: Una donna di 70 anni sopravvive a un ictus che danneggia l’emisfero destro del cervello. La valutazione neuropsicologica evidenzia problemi nel linguaggio (afasia), che le impediscono di esprimersi correttamente. La riabilitazione neuropsicologica include esercizi per migliorare la capacità di comunicazione verbale e scritta, e l’uso di ausili come tablet con programmi che la aiutano a costruire frasi. Inoltre, vengono applicate tecniche per la gestione delle emozioni, come il training nella regolazione dell’umore, che spesso risulta alterato dopo un danno cerebrale.

 

La neuropsicologia clinica offre uno strumento fondamentale per comprendere le modificazioni cognitive in seguito a danni cerebrali, mentre la valutazione e la riabilitazione neuropsicologica permettono di pianificare interventi mirati e personalizzati per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

In definitiva, chiunque sospetti che le proprie capacità cognitive stiano cambiando o siano compromesse, e chiunque abbia subito danni cerebrali o condizioni neurologiche, può trarre beneficio da una valutazione neuropsicologica per comprendere meglio la propria condizione e trovare le giuste strategie per migliorare la qualità della vita.

Dott. Antonio Genco